The wine italia, il nuovo modo di conoscere il vino. Testata giornalistica in corso di registrazione. Direttore Responsabile Alessandra Conforti. TheWineItalia è un prodotto "Web Mouse Consulting Srl" Strada di Rovereta 42, 47891 Falciano (RSM), e-mail info@thewineitalia.com
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pubblicato il 11/12/2013 10:51:53 nella sezione "Enologo e agronomo"
CONEGLIANO - Stilare un vero e proprio passaporto genetico dei principali vitigni autoctoni italiani. E' l'obiettivo del progetto di ricerca "Valorizzazione dei principali vitigni autoctoni italiani e dei loro terroir", finanziato dal Mipaaf e coordinato dal Cra-Vit di Conegliano con la collaborazione di Cra-Centro di ricerca per la Genomica e la Postgenomica (CRA-GPG), Istituto di Genomica Applicata (IGA) di Udine, Università di Udine, Università di Verona, Università di Milano e Scuola Superiore di Studi S. Anna (SSSA) di Pisa, presentato a Conegliano in occasione del novantennale, venerdì scorso, del locale centro di ricerca per la viticoltura.

''Dalle nostre analisi - dicono i ricercatori - si conferma l'elevata diversità di vitigni autoctoni italiani e conseguentemente la grande variabilità di vini che possono essere prodotti. Si tratta di uno dei fattori determinanti per il successo commerciale dei nostri vini, soprattutto all'estero.

E questo è il primo passo per difendere e valorizzare lo straordinario patrimonio viticolo nazionale". Il progetto ha inoltre permesso di conoscere la composizione dettagliata delle uve alla raccolta, per poter così indirizzare nel modo più opportuno la tecnica enologica, esaltando al massimo le peculiarità organolettiche dei diversi vitigni. In tal modo sarà possibile ottenere un ulteriore miglioramento qualitativo dei vini, con una distinta e sempre più spiccata connotazione. Di conoscere anche l'espressione genica sia nelle fasi principali dello sviluppo vegetativo della pianta sia durante il processo di maturazione dell'uva. Ciò consentirà di intervenire, ad esempio, sui tempi e sui modi di concimare o irrigare il vigneto, sulla base di indici genetici e non più fisiologici. Lo studio fa infine capire il grado di adattamento dei vitigni ai vari terroir, per poter ottimizzare la loro espressione qualitativa in diversi ambienti.
Fonte
Ansa
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pubblicato il 31/12/2012 15:28:37 nella sezione "Enologo e agronomo"
pubblicato il 01/11/2012 11:54:25 nella sezione "Enologo e agronomo"
Nato a Bassano del Grappa nel 1963, dopo aver terminato gli studi in agraria inizia la carriera nel 1986 a Montalcino dove si stabilisce e lavora per alcuni dei più importanti produttori e già nel 1987 è direttore aziendale di Ciacci Piccolomini d’Aragona, cantina con cui ottiene i suoi primi successi, il Brunello Riserva 1988 e il Brunello Vigna Pianrosso 1990, ampiamente chiosati dalla stampa specializzata internazionale e protagonisti abituali delle più importanti aste di vini pregiati a N.Y, Chicago e Londra. Parallelamente inizia l’attività di Winemaker, sua principale occupazione, presso alcune tra le più importanti cantine italiane, che lo porta a creare nel 1992 l’azienda Fattoria La Fiorita a Montalcino, la cui prima annata, il Brunello 1993, è stata acquistata integralmente “en primeur” dall’Enoteca Pinchiorri di Firenze.

Risale al 1995 la nascita del modernissimo progetto Winecircus, regno dell’azzardo e della sperimentazione come elemento vitale della ricerca, in cui ogni sfida con la vite ed il vino è possibile e vale la pena di essere tentata; nel 1999 Roberto fonda poi la propria società di consulenza vitivinicola Winemaking, ampliando così l’attività di winemaker anche all’estero e da il via ai nuovi progetti con la Diesel Farm di Renzo Rosso e con la Bodega Achaval Ferrer a Mendoza in Argentina.
Nel 2000, in occasione del giubileo, esegue la Cuvee speciale per il Papa. L’anno successivo l’Associazione Italiana Sommelier organizza presso l’hotel Cavalieri Hilton di Roma una serata dedicata interamente ai suoi vini.
A partire dal 2002 viene chiamato, sia in veste di relatore che come ospite, a numerosi convegni e conferenze nel mondo organizzati dai più prestigiosi enti, università, testate specializzate e operatori del settore, intervenendo a Valencia, New York, Bruxelles, Berlino, Dusseldorf e nelle più importanti località italiane.
Nel 2003 partecipa in qualità di winemaker alla tavola rotonda promossa in occasione del decennale de “l’ospitalità a tavola” insieme a esponenti del ministero dell’agricoltura e delle più importanti università italiane.
E’ datato 2004 il suo esordio in radio, anno in cui collabora con Rai Radio Due alla trasmissione “decanter”.
Nel 2006 pubblica il suo primo libro “il Romanzo del Vino”, vincendo il Premio Veronelli e ottenendo la nomination quale miglior scrittore alla manifestazione Oscar del Vino del 2007, nella quale viene insignito del titolo di miglior enologo italiano. Nello stesso anno riceve uno speciale riconoscimento al merito per le capacità umane e professionali dimostrate nel proprio lavoro dall’associazione “Città del Vino”.Eletto uomo dell’anno nella categoria food dalla rivista Men’s Health, nel 2008 pubblica anche il suo secondo libro “Vinosofia”.

Diventa Ambasciatore di Città del Vino dal 2009, anno in cui ottiene due dei più importanti successi personali: riceve lo special award “l’Enologo Italiano nel mondo” al Merano Wine Festival, mentre a seguito di una degustazione alla cieca di oltre 9.000 vini organizzata dalla rivista Wine and Spirits la cantina Bodega Achaval Ferrer viene proclamata migliore del mondo del 2009. Sempre nel 2009 vede la luce il suo terzo libro “Vineide”.

A febbraio 2010 viene eletto ACCADEMICO Corrispondente all’Accademia Nazionale di Agricoltura di Bologna, mentre ad aprile incontra il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano e riceve l’incarico da “Città del Vino” della produzione del vino speciale per il 150° anno dell’Unità d’ Italia.
Il 13 Gennaio 2011 tiene una lezione all'interno del corso di "Progettazione in Enologia" nel modulo di ricerca e sviluppo in enologia della laurea magistrale interuniversitaria in viticoltura, enologia e mercati vitivinicoli (VEM) tra le università di Udine, Padova, Verona e Trento. Il modulo di ricerca e sviluppo in enologia è coordinato dal prof. Zironi, ordinario della cattedra di tecnologie alimentari – enologia, dell'università di Udine. Nella giornata di venerdì 29 Aprile, sull'isola di Mazzorbo (VE), partecipa, con Toni Capuozzo e Michele Serra, alla tavola rotonda dal titolo "Il vino e". Nella giornata di Sabato 7 Maggio, nell'ambito del Porto Cervo Wine Festival, partecipa, con Bruno Gambacorta, Antonio Paolini e Giancarlo Gariglio, alla tavola rotonda dal titolo: "Il vino del futuro: cosa ci sarà in bottiglia nel 2020?"
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pubblicato il 04/10/2012 06:53:55 nella sezione "Enologo e agronomo"
«L'enologo è come un sarto» Intervista ad un giovane enologo di successo

Luca D'Attoma è un giovane e già affermatissimo enologo originario della provincia di Pisa che segue molte aziende sparse per l'Italia. Ne ricordiamo qualcuna: Le Macchiole (Bolgheri), per la quale realizza l'importante Paleo Rosso (Cabernet 90%, Sangiovese 10%, confermato per il secondo anno Tre Bicchieri del Gambero Rosso) e il Sauvignon Paleo Bianco; la Fattoria Poggiopiano (San Casciano, Firenze), per la quale realizza il Rosso di Sera (Sangiovese più Colorino, anch'esso Tre Bicchieri quest'anno), la Podere La Cappella di S.Donato in Poggio che produce un bel Sangiovese (Corbezzolo); segue poi varie aziende in Maremma e nella zona di Montepulciano, ma lavora anche nel Collio e nel Sud (ricordiamo Odoardi, in provincia di Catanzaro, e Spadafora, in provincia di Palermo, per la quale firma il Don Pietro Rosso, assemblaggio di Nero d'Avola, Cabernet e Merlot).
Da sempre segue l'azienda San Gervasio, della provincia di Pisa, per la quale realizza due interessantissimi vini, il bianco Marna, risultato di un uvaggio di Vermentino, Chardonnay e Sauvignon e l'A Sirio, Sangiovese con un 5% di Cabernet Sauvignon.
Gli chiediamo subito quale sia, secondo lui, il ruolo dell'enologo:
«Il vino lo fa, lo crea l'enologo e basta. L'azienda gli dà carta bianca.»

Spesso nei suoi vini ci sono assemblaggi di uve piuttosto complessi. Come li decide?
«Innanzitutto, non c'è niente di complicato...»; ma, lo interrompiamo, se pensiamo al Savuto Superiore Vigna Mortilla (dell'azienda di Giovan Battista Odoardi, in provincia di Cosenza, complesso uvaggio di gaglioppo, sangiovese, magliocco canino, malvasia, pecorino, nerello cappuccio e greco nero) non ci sembra una scelta scontata...

«Beh, per gli assemblaggi ci vuole intuito. C'è una prima struttura del vino in mente e poi la messa a punto. Il vino è come un vestito, e l'enologo è il sarto. Io ho in mente il vestito, il modello, e a tavolino cerco di costruirlo attraverso agli assemblaggi e le tecniche di vinificazione. Insomma, immagino il vino, e poi penso a come realizzarlo. Ad esempio, se decido di non far fare la fermentazione malolattica, so che per i primi due anni il vino sarà scontroso, ma poi si ammorbidirà e otterrò per il vino un certo carattere.»

Ci sembra di capire dunque che secondo lui la conoscenza tecnica è tanto importante quanto l'esperienza. La chimica del vino è ormai ben conosciuta e quindi si sa cosa si deve fare se si vuole morbidezza, aromaticità o quant'altro, sempre nei limiti della materia prima utilizzata, naturalmente. Giocando con fantasia tra i vari accorgimenti si arriva a fare un vino originale.

Preferisce lavorare con vitigni autoctoni o internazionali?
«Dipende dalle zone: per esempio a Bolgheri sarebbe sbagliato voler fare un Sangiovese solo perché lo si ritiene un vitigno autoctono; se quelli internazionali vengono meglio, perché rinunciarvi?»

Ma non si rischia di omologare i vini italiani? Per esempio, ci è sembrato che il Cabernet si faccia sentire molto nell'A Sirio, e questo rischia di schiacciarlo su altri mille Cabernet italiani e non...
«Non è vero, se non vi avessimo detto che c'era del Cabernet non lo avreste capito!»

Preferisce stare più in vigna, o in cantina?
«Mi piace tutto, ma più ancora mi piace stare in vacanza...»

Nel binomio vitigno-territorio lei come si pone? In altre parole, i vitigni internazionali impediscono al territorio di esprimersi?
«No, queste sono minchiate dei giornalisti che non sanno quello che scrivono!»

Lei lavora anche per aziende del sud: ha avuto problemi nel fare vino al sud?
«Devo dire che ci sono moltissime difficoltà nel lavorare nel sud. Problemi legati alla mentalità, diciamo poco portata per la produttività, e grandissimi ostacoli legati alla burocrazia. Il clima è favorevolissimo, la terra è ottima ma le difficoltà vengono dalla mentalità della gente. Per fare un esempio, in Friuli il clima è molto più sfavorevole ma si lavora meglio.»

E dal punto di vista dei vitigni?
«Beh, vitigni come il Montepulciano, l'Aglianico e il Nero d'Avola hanno potenzialità inimmaginabili.»

Ci parla poi del progetto del Wine International Consulting: un pool di tecnici di tutto il mondo, anche dalla California, che lavorano assieme per confrontare i loro metodi di vinificazione:

«Io ho ottenuto dei risultati, grazie anche alla fiducia che le aziende mi hanno dato. Ma adesso gli individualismi non valgono più, basta con le minchiate sul giovane enologo. Io non posso contare più solo su me stesso. Ci sono delle aziende che investono miliardi, nel suo piccolo la San Gervasio ha investito centinaia di milioni, e non è uno scherzo, non ci si può permettere di sbagliare un vino. In un settore creativo come questo l'individualismo non basta più, perché non riesce più a gestire l'impegno economico sempre crescente. Ecco perché abbiamo sentito il bisogno di unire la forza e l'intelligenza di due, tre persone per ottenere certi risultati.»

Preferisce lavorare con la barrique o con la botte grande?
«La polemica sulla barrique contro la botte grande è un discorso superato. Il legno è uno strumento, se mi serve una botte, per dire, da 328 litri per ottenere un certo risultato, io la uso.»

Vini italiani che le piacciono, che le sarebbe piaciuto fare?
Su questa domanda il nostro interlocutore esita un po', si capisce che sta mentalmente ripassando il gotha della produzione italiana ma non sa decidersi, e la domanda posta così a bruciapelo e a ora tarda in effetti non è facile.
«Che mi piacciono ce ne sono molti... vi dirò cose scontate: il Sassicaia fino all'88, il vecchio Tignanello, che ora è diventato un vino un po' scontato... Mi piacciono i vini di Sandrone, Clerico, Gaja, Altare. Invece, vini di cui potrei dire "mi piacerebbe averlo fatto io"... beh, non mi viene da rispondere nulla, perché come vi dicevo, per me fare un vino è come fare un vestito, la difficoltà sta nel porsi il modello e trovare il modo per raggiungerlo. Se il modello lo ha pensato un altro, mi è estraneo e non so valutare le difficoltà nel raggiungerlo.»

È più difficile fare vini bianchi o rossi?
«I bianchi, senz'altro. Fra l'altro, non sono mai abbastanza riconosciuti. Per esempio il Paleo Bianco ha stentato molto all'inizio a imporsi.»

Cosa pensa della disparità di quest'anno fra il numero di "Tre Bicchieri" assegnato dal Gambero Rosso alla Toscana e al Piemonte?
«Mah, probabilmente c'è anche una questione politica, nel portare avanti un certo vino...»

È chiara l'allusione alle Barbera che quest'anno hanno spopolato, e non senza ragione vorremmo aggiungere, basandoci su quelle che abbiamo assaggiato.
«Comunque - continua D'Attoma - in Toscana è sempre più difficile prendere un "Tre Bicchieri", il livello si è alzato molto.»

Concludiamo chiedendo un commento generale sulla situazione del vino in Italia.
«Purtroppo abbiamo buttato via ottanta anni importantissimi, abbiamo avuto tutte le vigne distrutte. Stiamo molto migliorando, e diciamo che abbiamo un margine di miglioramento ancora del 50%... insomma, siamo all'inizio!»

(Intervista di Luca Bonci e Riccardo Farchioni)
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pubblicato il 03/10/2012 22:20:42 nella sezione "Enologo e agronomo"
Storia
La nostra storia nasce ad Asti nel 1891, quando Arturo Marescalchi, in occasione del primo “convegno” della categoria, fondò la “Società degli enotecnici italiani”, cioè la progenitrice dell’attuale “Associazione enologi enotecnici italiani – Organizzazione nazionale di categoria dei tecnici vitivinicoli – Assoenologi”. vi parteciparono solo 46 persone, provenienti però da ogni parte della penisola e determinate a dare vita a un organismo che “raggruppando le forze disseminate in ogni dove d’Italia, tutelasse i comuni interessi, senza perdere di mira la prosperità dell’industria vitivinicola italiana”. La sede, fissata a Conegliano, fu trasferita nel 1916 a Milano dove da 95 anni è ubicata.
Con l’avvento del fascismo la “Società degli enotecnici italiani” fu sciolta per essere ricostituita nel 1946 alla scuola enologica di Alba per opera di Giuseppe Asnaghi, che la trasformò in “Associazione enotecnici italiani”. Nello stesso anno, a Milano, fu organizzato il primo congresso del dopoguerra, un evento che, ininterrottamente da 66 anni, viene riproposto come il più importante appuntamento della categoria.
Il passaggio da “Associazione enotecnici italiani” ad “Associazione enologi enotecnici italiani” avvenne in occasione del 46° Congresso nazionale celebrato a Trento nel 1991 quando, con i primi 100 anni di attività, si festeggiò l’approvazione della legge 10 aprile 1991 n. 129, voluta con caparbietà dalla nostra associazione per riconoscere ufficialmente il titolo di enologo e stabilirne l’attività di competenza, aprendo così ai tecnici vitivinicoli italiani le porte professionali dell’Unione europea.
Nel 1920 l’Associazione contava cento iscritti, nel 1950 seicento, nel 1980 poco più di 1700 e oggi ne raggruppa e rappresenta quasi quattromila, pari a circa il 90% di tutti i tecnici vitivinicoli attivamente impegnati nel settore. Una storia che gli enologi e gli enotecnici italiani sono chiamati a continuare a vessillo di quegli ideali che, immutati, da 120 anni coinvolgono migliaia di colleghi i quali hanno voluto far crescere una categoria importante perché importante è il ruolo dei suoi associati.

Obiettivi
L'Associazione Enologi Enotecnici Italiani - Organizzazione nazionale di categoria dei tecnici vitivinicoli - Assoenologi si propone, senza fini di lucro e nel rispetto del principio della mutualità, la tutela professionale dell'enologo e dell'enotecnico e dei tecnici del settore vitivinicolo in generale sotto il profilo sindacale, etico, giuridico ed economico, e di rappresentare la categoria a tutti i livelli.
L'Assoenologi si propone inoltre di promuovere l'aggiornamento tecnico dei soci con pubblicazioni, convegni, seminari ed altri mezzi idonei. Inoltre di tener desto lo spirito associativo e di solidarietà tra gli enologi e gli enotecnici ed i tecnici vitivinicoli con incontri, riunioni, pubblicazioni, convegni e similari, nonchè svolgere tutte quelle attività o iniziative che si ritengono necessarie all'interesse mutualistico dei soci.
Un altro scopo primario dell'Assoenologi è quello di operare per il miglioramento e la tutela della produzione vitivinicola nazionale e per la sua valorizzazione e diffusione in Italia e all'estero partecipando a comitati e commissioni ministeriali e proponendo ai competenti uffici obiettive considerazioni e risoluzioni.
L'Assoenologi ha rappresentanti ufficiali al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, al Comitato nazionale vini e al Tavolo di filiera vitivinicola del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, all'Union Internationale des Oenologues, all'Organisation internationale de la vigne et du vin.
Non da meno, l'Associazione Enologi Enotecnici Italiani si propone di fornire ai propri associati una serie di servizi professionali di tutta considerazione che sviluppa principalmente attraverso i suoi uffici: informazioni, legale, fiscale, sicurezza del lavoro.
Non vanno poi dimenticati i servizi editoriali, assicurativi e la banca dati del lavoro.
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pubblicato il 01/10/2012 12:01:16 nella sezione "Enologo e agronomo"
TITOLO DI STUDIO Diploma di Perito Agrario con specializzazione in viticoltura ed enologia conseguito presso l’ITAS di Conegliano Veneto nel 1981
Diploma di ENOLOGO conseguito in base al D.L n° 129/91

CORSI DI AGGIORNAMENTO FREQUENTATI Nel 1985 corso di marketing organizzato da AEEI
Presso l’Università di Bordeaux ho svolto i seguenti corsi:
1993 Corso di Degustazione
1995 Corso sulla preparazione dei vini all’imbottigliamento
1997 Corso sui vini da dessert
All’università di Montpellier nel 1999 corso di aggiornamento su: viticoltura, degustazione acini, maturità fenolica, e biotecnologie
2004 Corso di analisi olfattiva organizzato da Aeei.

COMMISSIONI DEGUSTAZIONE Presidente delle commissioni della CCIAA di Firenze per il Chianti Classico. Membro effettivo delle commissioni della CCIAA di Siena, del Consorzio vino Chianti, e Vernaccia di Sangimignano. Membro effettivo commissione degustazione oli della CCIAA di Firenze.

ESPERIENZE DI LAVORO Nascendo in una famiglia che già operava nel settore vitivinicolo ho fatto esperienza pratica fin dal periodo degli studi.
Nel 1981 faccio tirocinio presso la Cantina Sociale Leonardo di Vinci.
Nel 1986 faccio esperienza alla Agricoltori del Chianti Geografico
Nel 1988 inizio la libera professione, occupandomi della consulenza tecnica di aziende agricole situate nel territorio toscano.
Gli obbiettivi di lavoro stabiliti di comune accordo con le aziende prevedono la valorizzazione dei propri vini attraverso un attento protocollo di lavoro volto a conservare le caratteristiche peculiari del loro territorio.

ATTIVITA’ DI LAVORO L'attività del mio lavoro si svolge in modo particolare con l'assistenza tecnica per tutte le fasi di trasformazione dell'uva in vino. Dall'attento controllo dello stato di maturazione delle uve e conseguente scelta del periodo e delle modalità di raccolta, per passare alla gestione della miglior tecnologia di vinificazione (trattamento uve, fermentazione, macerazione ecc.), fino alla scelta del più idoneo sistema di maturazione (botte, barriques, tonneaux, cemento, ecc), e concludere con la preparazione dei vini e dell'imbottigliamento. Ogni scelta viene fatta sempre e comunque in base a due fattori dominanti, siano le richieste dell'azienda in base ad esigenze commerciali e finanziarie, siano le potenzialità del territorio e delle conseguenti uve. Tutto ciò naturalmente deve essere conseguenza di una attenta valutazione dei vigneti esistenti e loro eventuale modifica, o, se necessario, della oculata progettazione dei nuovi vigneti. Perché solo con uva di ottima qualità si può fare forse ... un vino di grande qualità.


ASSOCIAZIONI Iscritto all’albo dei tecnici degustatori dal 1984
Collegio periti Agrari di Firenze tess. N° 544
Associazione Enologi Enotecnica Italiani tess. N° 1054 e membro del consiglio della sez. Toscana.
Sive tess. N° 12 come socio fondatore
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pubblicato il 27/09/2012 07:56:28 nella sezione "Enologo e agronomo"
L'enologo (ed i professionisti che, sia pure con nomi diversi, ma equiparati dagli Stati membri alla figura e alla professionalità dell'enologo) è il professionista tecnicamente e scientificamente preparato che, dalla coltivazione della vite alla raccolta dell'uva, dalla vinificazione all'imbottigliamento, cura ogni operazione, sovraintendendo e determinando quanto serve a garantire, sia pure nei diversi livelli produttivi e nelle diverse fasce di consumo, la qualità del prodotto.

È stato durante il Congresso dell'Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (OIV) del 1994 che gli enologi sono stati indicati come "persone altamente qualificate che, in conformità alle proprie conoscenze scientifiche e tecniche, sono capaci di svolgere, nel rispetto delle buone e legali pratiche, funzioni di capitale importanza per il settore vitivinicolo".

L'Enologo è quindi il professionista della produzione vitivinicola. La sua professionalità si sviluppa principalmente nella responsabilità e nella gestione di complessi enologici, con grandi ricadute quindi anche sulla salubrità e genuinità del vino e pertanto verso i consumatori. All'enologo in Europa ed in diversi Paesi extracomunitari è demandata la responsabilità di alcune specifiche pratiche enologiche. Notevole è quindi la sua responsabilità civile, penale e gestionale nel comparto vitivinicolo.

L'enologo è formato a livello universitario e da specifici Istituti superiori. L'enologo non va confuso con il Sommelier, ovvero con il professionista della ristorazione, la cui professionalità si sviluppa principalmente presentando, servendo ed abbinando i vini ai cibi. Determinante è quindi la sua funzione di contatto con il consumatore e di divulgazione del prodotto, ma decisamente limitato il suo ruolo nella gestione di strutture vitivinicole. Il Sommelier in diversi Paesi è formato da corsi organizzati dalle stesse Associazioni nazionali dei Sommelier.
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