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SALUTE E BENESSERE
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Piante Resistenti a Malattie Fungine: Meno Anticrittogamici in Vigna
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pubblicato il 30/08/2013 11:49:28 nella sezione "Salute e benessere"
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Le malattie fungine, peronospora e oidio in particolare, sono le due crittogame responsabili di buona parte dei trattamenti fitosanitari nel vigneto. E, nonostante la volontà di ridurre gli interventi, l’impiego di anticrittogamici in vigna è massiccio, visto che in Europa la viticoltura, pur occupando soltanto il 3,3% della superficie agricola, è responsabile dell’uso del 65% dei fungicidi impiegati in agricoltura: ben 62 mila tonnellate all’anno. Una delle branche più promettenti della ricerca volta a ridurre o limitare l’uso di pesticidi è la genomica applicata. Niente paura, non stiamo parlando di ogm, ma semplicemente della creazione di incroci tra diverse varietà di viti ottenuti unicamente aiutando un poco la natura, cioè ponendo il polline di una varietà sui fiori di un’altra. Da questi incroci si ottengono ogni tanto viti ibride che presentano caratteri utili, come ad esempio la resistenza alle malattie fungine. La difficoltà sta nel realizzare varietà che si adattano al clima ed al terreno di una determinata zona vitivinicola e che permettano di ottenere vini con caratteristiche qualitative eccellenti. Per arrivare a selezionare 18 nuove varietà di vite resistente, 9 di uva bianca ed altrettante di uva rossa, i ricercatori dell’Università di Udine e dell’Istituto di genomica applicata hanno iniziato a lavorare nel 1998 ed hanno realizzato ben 16.000 incroci differenti, molti dei quali scartati dopo un primo esame di laboratorio perché mancanti dei marcatori molecolari che indicano che il nuovo incrocio ha ereditato i geni che gli conferiscono la resistenza alla peronospora e all’oidio. Le 18 varietà selezionate sono già state micro vinificate grazie alla collaborazione della cantina sperimentale dei Vivai Cooperativi di Rauscedo, i quali hanno già realizzato tre vigneti sperimentali a Fossalon di Grado, in Toscana nella zona del Chianti e sul Collio sloveno per verificare l’adattamento delle nuove varietà a differenti territori. A Giugno di quest’anno, con una degustazione comparativa dei vini dei diversi cloni si è conclusa la fase sperimentale, ma mancava un’importante passo burocratico per rendere possibile nuovi impianti nelle aziende italiane: l’inserimento delle nuove varietà nel registro nazionale delle varietà di vite resistenti alle malattie presso il Ministero delle Politiche Agricole. Da qualche giorno, non senza qualche polemica tra il Ministro e gli assessori all’agricoltura delle regioni Piemonte, Lombardia a Veneto, anche questo adempimento burocratico è stato assolto, quindi non resta che testare in campo e su larga scala le potezalità di questi nuovi vitigni destinati a rendere il vino più ecosostenibile ed economico rispetto al passato. In verità qualche produttore altoatesino e trentino già da qualche anno sta testando alcuni di questi incroci realizzati da tempo in Austria e in Germania con ottimi risultati... ma ufficialmente non se ne deve saper nulla!
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