Chiara Caprettini Avere visitato Live Wine è stato come compiere un viaggio dentro le storie: come se ci si facesse strada in mezzo a tralci e querce, accompagnati da mani sapienti consumate dalla terra e dalla fatica; come se quelle storie avessero la parola e lì, in mezzo a circa 200 espositori, tu stessi ad ascoltare ciò che il loro vino ha da raccontare. Il salone del vino artigianale che si è appena svolto a Milano (5,6,7 marzo, in collaborazione con Vini di Vignaioli-Vins de Vignerons e AIS Lombardia) ci ha condotto in storie naturali e mutevoli, mutevoli come quel vino che versato ha un colore, ma poi basta un minuto e quel colore è già differente. Un vino sensibile, quello raccontato a Live Wine: perché il vino artigianale, privo di additivi non indicati in etichetta, con una quantità di solfiti minima, vendemmiato manualmente, seguito personalmente da chi lo produce e imbottiglia, profuma di profumi che cambiano di continuo, muta il colore, regala esperienze sensoriali molteplici e differenti con un solo assaggio. Un vino timido perché basta osservarlo perché lui cambi, ma anche un vino coraggioso, che non ha bisogno di spinte per emergere: a lui è sufficiente ciò che di meglio la natura ha da offrirgli. Unitamente alla sapienza dell’uomo che lo lavora. Timido, coraggioso e profondamente amato. E non che un vino tradizionale non lo sia, ma nella forza esplosiva contenuta in quell’uva vendemmiata di notte, o in quella fermentazione spontanea senza lieviti aggiunti. in quel vino né stabilizzato o filtrato che perpetua magari una tradizione secolare, si legge, osserva, assaggia e contempla un amore quasi filiale. Il mistero si cela in quei vini sloveni che hanno un sentore di fossili, mare e conchiglie; in quelli greci generosi, delicati e sfrontati insieme che ti accompagnano a suonare il sirtaki insieme a loro; quelli siciliani profumati e abbronzati che hanno ricevuto il calore del sole forse migliore al mondo. E poi il Pecorino abruzzese che ricorda il bergamotto, i vini nobili francesi con un’etichetta così semplice che forse non ci sogneremmo mai di avvicinarli: ma poi te ne servono un goccio, di quell’Ugni Blanc in purezza, e in quel momento ti senti cavaliere ospitato da un padrone di casa generoso di patè, drappi e vino in quantità. Alsaziani ampi e persistenti, spagnoli decisi e toccanti, francesi, tedeschi, sardi, veneti, ungheresi, cechi, umbri. L’Italia e l’Europa unite per accompagnarci in questo concetto di artigianalità cosciente e maturo, poliedrico e affascinante, timido e sfrontato, coraggioso ed energico. Senza dimenticare che bere un buon bicchiere da Live Wine è significato anche accompagnarlo con taralli pugliesi alla canapa, salumi e formaggi, gelati e caffè. Per concludere con un peperoncino sott’olio da agricoltura biologica certificata che chiude il cerchio di questa storia incredibile. Tra vino artigianale e produttori alimentari artigianali, all’insegna della verità della terra e della qualità del prodotto, per soddisfare e sorprendere.
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